Marcantonio Franceschini, La gloria di S. Filippo Neri

Autore : Marcantonio Franceschini (1648-1729)

Titolo dell'opera: La Gloria di San Filippo Neri

Data : 1714

Ubicazione: Chiesa di San Filippo Neri (volta della navata centrale)

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Descrizione dell'opera

La decorazione della volta nell’unica navata della chiesa oratoriana di S.Filippo Neri fu originariamente affidata al fiorentino Alessandro Gherardini, il quale tardò tanto ad intraprendere il lavoro che questo fu successivamente offerto dalla famiglia Pallavicini al maestro bolognese Marcantonio Franceschini. Nel maggio del 1714 partì per Genova accompagnato dal figlio Giacomo e dall’allievo prediletto in quel momento Giacomo Boni. I lavori furono portati a termine nell’Ottobre dello stesso anno.[1]

Nella volta Franceschini crea una grande apparizione celeste: la visione di San Filippo Neri accolto al cospetto della SS. Trinità con la vergine Maria, schiere di santi e di angeli fra i quali emergono i SS. Pietro e Paolo come testimoni. L’architettura fittizia(quadratura) si apre verso i cieli per rivelare l’evento trascendente e per rafforzare tale effetto le nubi si accumulano sotto la pesante cornice che delimita l’apertura. Ciò nonostante vi è una deliberata ricerca di controllo relativamente alla disposizione delle figure impostate su più registri. Nella scena si impone un ordine misurato nel quale le figure non arretrano in maniera eccessiva nel contesto spaziale e al di sotto del santo che ascende portatovi da un groviglio di angeli, c’è una grande disposizione dei santi in emiciclo. I testimoni si dispongono secondo uno schema di conversazione, seduti in rispettoso atteggiamento tranne uno che emerge in posizione stante con braccia aperte. Nell’affresco si può notare un ortodosso rispetto del disegno, nitido nella definizione della singola figura rispetto all’ambientazione celeste. Infatti Franceschini attenua la volumetria e la densità plastica per accentuare di più la funzione della linea di contorno che descrive le forme dando una musicalità lineare al suo stile.[2] L’apertura spaziale è delimitata da una architettura illusiva su cui si distendono le personificazioni delle virtù (quattro coppie,una maschile e le restanti femminili). Quattro scene della vita di San Filippo Neri, dipinte in grisaille di delicato colore verde e graziosamente incorniciate, sono collocate al centro e alle estremità del bordo architettonico. Sopra l'arco che separa la navata dal coro si trova lo stemma della famiglia Pallavicini che commissionò l'opera. Figure di virtù fiancheggiano questo emblema; esse, come informa il Ratti, furono eseguite da Giacomo Boni ( Soprani-Ratti, 1769, II, pp 375).[3]

La gamma cromatica è pura, con insolite tonalità di turchese chiaro, di tenue lavanda, e di ancor più chiari verdi combinati ai rosa nelle lumeggiature; la tavolozza è trasparente. Inoltre la scena è pervasa da una dolce e diffusa luminosità che le conferisce un aspetto rosato e un'atmosfera celestiale.

Alizeri (1847, I, p. 86) sottolineò la novità della colta maniera classica del Franceschini a Genova :” Franceschini seguiva un indirizzo molto diverso sia pel cromatismo tenue e delicato così opposto a quello violento dei genovesi che amaron sempre la pittura decorativa e le tinte vivaci. Egli portò allora uno stile di maestosa gentilezza”.

Franceschini dopo aver raggiunto una piena maturità artistica si trova nel primo decennio del XVIII secolo all’apice della sua carriera; tramite il successo conseguito nelle più visibili commissioni pubbliche, decorazioni a fresco e pale d’altare e si afferma come artista di primo piano nell’Italia settentrionale. Emerge per il suo raffinato modo di dipingere, per la seducente eleganza delle pose e la bellezza idealizzata delle tipologie dei volti, per la nitida e intenzionale disposizione increspata dei brani di panneggio ed il fresco e puro timbro coloristico. Per quanto si attenga alle tematiche ed alle modalità di presentazione, l’arte del bolognese è staccata dalla realtà, vale a dire da ciò che si potrebbe definire come l’insieme dei più contingenti aspetti della vita quotidiana umana;[4]essa rimane nella sfera rarefatta dell’ideale per il suo modo intellettualistico e astratto di esprimersi. Tutte queste caratteristiche costituirono la base del richiamo esercitato dai collezionisti dell’epoca.

 

[1]. Si veda la biografia del Franceschini stesa da Filippo Baldinucci (ed.1975,p.160) nel testo di Dwight C. Miller, Marcantonio Franceschini, Torino, Artema, 2001, pp 202

[2]. Si veda il testo di Gavazza,Ezia, Chiesa e oratorio da san Filippo Neri, Genova, Sagep, 1976, pp 11

[3]. Si veda il testo Dwight C. Miller, Marcantonio Franceschini, Torino, Artema, 2001,pp 203

[4].Si veda il testo Dwight C. Miller, Marcantonio Franceschini, Torino, Artema, 2001,pp 83-84

 

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Fonti

  • Federico Alizeri,Guida Artistica per la Città di Genova.Terza giornata.Genova 1846, pp 530-531

"[...]Una delle prima cure de' RR. Sacerdoti fu quella d'ornar la volta d'affreschi. Non furon però solleciti a tale, che non procurassero alla chiesa un ottimo artista; contro il costume di molti, i quali accettano chi è men tardo ad offerirsi o più contentevole nelle mercedi. Non trovando per avventura tra i nostri un pittore che potesse adeguar i loro desiderii si volsero alla dotta Bologna, e invitarono all'opera Marcantonio Franceschini , il cui valore non potea disconoscersi in Genova dopo le stupende pitture già da lui eseguite nella gran Sala del maggior consiglio. Per la scelta del quadraturista non ebber duopo d'uscire il convento; ché da ben dieci anni s'era aggregato a loro ordine quell' Antonio Haffner , che in tal genere ebbe pochi rivali a suo tempo. Agli affreschi ridiede principio nel 1714, né fu lento il lavoro sotto questa coppia di bolognesi, spediti e franchi al par che valenti nell'arte. Nel maggior sfondo è la gloria di S. Filippo Neri; in alto le divine persone che lo accolgono, al basso un gran numero di devoti che imploran grazie. È da ammirarsi soprattutto la leggerezza e la facilità de' colori, i cui toni, i cui passaggi sembran più schietti e naturali in quelle parti di riflesso nelle quali sogliono i frescanti cercar convenzioni per iscansare difficoltà. Il Franceschini fu detto pittor nato ad opere di macchina, tanto è ricco di pensieri, facile ad ordinarli in qualunque veduta, a ben disporre i pieni e i vuoti, a dipinger con senno in qualsivoglia distanza. Suo precipuo carattere è l'armonia, che mai non dimenticò per ismania di parer vivace e libero, anzi ne fu sì tenero, che adottò il costume di metter sul luogo i cartoni ultimati a chiaroscuro prima di metter mano ai pennelli. Dopo l'incendio di Palazzo ove mostravasi con nobile orgoglio il capolavoro di lui, più prezioso si rese il presente, nel quale posson vedersi giustificate le lodi suddette. Lo aiutarono in quest'opera il canon. Jacopo Franceschini e Giacomo Ant. Boni , figlio il primo, l'altro scolaro di lui, che seco avea condotti da Bologna[…]"''

  • Raffaele Soprani,Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi,Genova 1674. pp 339-340

“[...]Ripatriò il Franceschini l’anno 1704 : ma dieci anni dopo fece qua ritorno, invitatoci da questi PP. Filippini a dipingere la volta della loro chiesa : ed allora seco condusse il Canonico Giacomo suo Figliolo pur Pittore, e Giacomo Boni suo discepolo. Nell’ampia volta di detta chiesa dipinse il Franceschini la Santissima Trinità, innanzi alla quale si presenta S. Filippo Neri portatovi da molti Angioli : ed egli sta in atto di pregare per li suoi divoti espressi in persone di varie condizioni , e dignità. V’ ha le figure d’ altri Santi, ed in principale comparsa quelle de’ Santi Apostoli Pietro, e Paolo[...]"

  • Carlo Giuseppe Ratti,Storia de' pittori scultori et architetti liguri e de' forestieri che in Genova operarono, secondo il manoscritto del 1762, a cura di Maurizia Migliorini, Genova 1997.

"[...]L'anno millesettecenquatordici i padri Filippini lo richiamarono a Genova per dipingere la volta di questa loro chiesa, offerendoli grossa mercede. Egli vi venne e seco condusse il canonico suo figliuolo e Giacomo Boni suo discepolo. Questo volto ci mostra la santissima Trinità, cui comparisce avanti su d'un gruppo d'angioli, san Filippo Neri in atto di pregare per li suoi, da lui aditati divoti, più abasso espressi in persone d'ambo i sessi, condizioni e dignità. V'ha in aria la Vergine (ab) , san Pietro e san Paolo e molti angioli. Vi sono parimente nel volto quattro finti rilievi a chiaroscuro ed allo 'ntorno alcune virtù esprimenti le gloriose azioni del Neri. Stabilirono parimente que' padri di far lavorare al Franceschini otto quadri de' fatti prodigiosi del loro santo, ma comeché li voleano ad oglio egli ricusò di farli in sifatta maniera, per la contrarietà e ripercuotimento di luci che da una parte e dall'altra illuminan la chiesa, ma ben sì li persuase a contentarsi che si contentassero che fossero dippinti a tempra[...]"

  • Federico Alizeri,Guida illustrativa del cittadino e del forestiero: per la città di Genova e sue adiacenze, Genova, Sambolino, 1875 pp 366-367

"[...]Ma al primo piano di costoro entrò innanzi di gran lunga Marcantonio Franceschini, chiamato da Bologna due anni appresso a storiar la grand volta, e in concetto d’esimo pittore dopo le prove già fatte in Palazzo Ducale. Le tradizioni di Guido, avvalorate dai precetti del Cignani, e tenute a buon freno da certa natia gentilezza, si mostrano in quello sfondo la’ ove il Beato è rapito dagli angeli alla gloria celeste, con tuto il corteggio delle sue sante virtù, e contemplate sul basso dà suoi devoti. E tra i pregi della invenzione e le tempere dè costui pennelli non sapreste qual s’abbia ad ammirar prima, se non è forse la felicità impareggiabile nell’accordare la luce e le ombre, e rispondere co’ riflessi alle tinte locali quant’egli seppe, e a dirle breve, nello spedirsi con certa soave facilità da quei lacci che fan lo sconforto dei più dotti affrescanti. Gli furono ajuti in quest’opera il canonico Jacopo suo figlio, e quel Giacomo Antonio Boni, sua creatura, che conosciamo per mille riscontri, e che più tardi si fece nostro[...]”

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Bibliografia

  • Dwight C. Miller, Marcantonio Franceschini, Torino, Artema, 2001 pp 202-204 e pp 83-85.
  • Gavazza,Ezia, Chiesa e oratorio da san Filippo Neri, Genova, Sagep, 1976 p. 4 e p. 11.
  • "La chiesa di San Filippo (via Lomellini) e il municipio di Genova 1900", Genova: tip. della gioventù, 1900 pp 1-2.
  • Pazzini Paglieri,Nadia / Paglieri,Rinangelo, Chiese barocche a Genova e in Liguria, Genova: Sagep, 1992, pp. 210-213.
  • Testa Grauso,Giusi, Marcantonio Franceschini: i cartoni ritrovati, Milano, Silvana, 2002.

Immagini


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"La Gloria di S. Filippo Neri"

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Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022